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Percorso Niliano - Laino Borgo

A cura di Ada Perrone


Laino Borgo è un piccolo paesino della provincia di Cosenza, situato al nord della Calabria, al confine con la Basilicata, ed è immerso nel Parco Nazionale del Pollino che dal 2015 è riconosciuto Geoparco Mondiale Unesco.



  1. Prima tappa del nostro percorso è il Santuario situato fuori dal centro di Laino Borgo e dedicato alla Madonna dello Spasimo. Il Santuario è comunemente conosciuto come Santuario delle Cappelle, per la presenza di 16 cappelline, così piccole da consentire la visita all’interno solo ad una persona per volta. Questo luogo sacro e di culto è dotato di ampi spazi all’aperto che favoriscono la riflessione, la preghiera, nonché momenti di serenità a stretto contatto con la natura. Fu realizzato nel 1557 da Domenico Longo, che, dopo aver sognato i luoghi di Gerusalemme, partì per la Terra Santa. Il devoto al suo rientro portò con sé dei disegni sui principali edifici lì presenti e da lui visitati. Il desiderio di Domenico Longo era di offrire a tutti i credenti la possibilità di compiere un pellegrinaggio sostitutivo; e oltre a dare una visione, la più fedele possibile, dei luoghi da lui visitati, aveva voluto fornire al visitatore osservazioni e considerazioni spirituali. Ad esempio, la Buca della Croce è preceduta da una salita e dai gradini, proprio a rappresentare la fatica, anche fisica, della Via Dolorosa. I monasteri del periodo del monachesimo italo-greco, oltre a radunare uomini dediti all’ascesi e alla contemplazione, offrivano rifugio temporaneo ai tanti pellegrini e ai viandanti; così, anche Domenico Longo pensò di costruire una casa per accogliere i viaggiatori di passaggio, ora purtroppo un rudere e nascosto dalla vegetazione. Successivamente, nel 1857, il Clero della parrocchia di Santo Spirito diede inizio alla costruzione della Chiesa dedicata alla Madonna dello Spasimo ad unica navata e di forma rettangolare.

  2. Nel percorrere il sentiero 658, che collega il Santuario al centro di Laino Borgo, lateralmente a esso si ritrova una casa abbandonata che, al piano terra, al di sopra di una porta, ospita un affresco raffigurante un santo, forse riconducibile a San Foca, come l’agiotoponimo della località. San Foca è il protettore dei giardinieri, degli ortolani, dei marinai, e di coloro che sono stati morsi da serpenti. Secondo alcuni, il suo culto nell'Italia meridionale sarebbe anche legato al prestigio del generale bizantino Niceforo Foca, detto il vecchio. Nel biennio 885-886 egli rioccupò parte della Puglia e della Calabria respingendo gli invasori saraceni in Sicilia e nelle altre terre di origine. Conquistò i territori longobardi della Calabria e della Basilicata portando a termine la riunificazione di quasi tutta l'Italia meridionale, di nuovo, sotto il dominio bizantino.

  3. Scendendo lungo il percoso, tra zone ad ampia visuale e zone completamente immerse tra gli alberi, si arriva ad un certo punto da cui si sente in lontananza lo scorrere dell’acqua del fiume Iannello, che incontreremo solo più a valle. Il fiume Iannello nasce dal Monte Gada ed è un affluente del fiume Lao, il fiume più importante di Laino. Non si sa se fu la città a prendere il nome dal fiume o viceversa, ad ogni modo nell’antichità era chiamato Laos (Λαός in greco), come un’antica città della Magna Grecia che sorgeva alla foce del fiume Laos, nel territorio dell’attuale Marcellina secondo alcuni studiosi mentre per altri Laos sarebbe ubicata sul pianoro di Santa Gada, territorio di Laino Borgo dove gli scavi recenti hanno portato alla luce un sito sacro con molte testine in terracotta, probabilmente del V sec a.C. . Per quanto riguarda Laos non si è ancora certi se fu colonia della Magna Grecia, quindi fondata dai superstiti di Sibari. Sicuramente il suo territorio era parte del confine settentrionale dell'antica Enotria, regione dell’Italia Meridionale popolata dagli Enotri, un popolo risalente alla colonizzazione greca. Nel 1812 in località Umari in territorio di Laino Castello e in seguito in località San Primo e Santa Gada, questi ultimi in territorio di Laino Borgo, vennero alla luce negli anni resti di sepolcri, edifici di vario tipo e numerosi oggetti quali monete, statuette, busti, elmi, lance, vasi e utensili vari non solo di epoca greca ma anche romana e, addirittura, un pavimento musivo risalente al periodo ellenistico. I numerosi ritrovamenti di monete riconducibili alla città di Laos fanno pensare che ci fossero due Laos, una sulla costa Tirrenica e una nell’entroterra, nella zona di Laino.

  4. Avvicinandoci al centro abitato di Laino incontriamo la Cappella di S. Francesco, ha un’entrata con quattro colonne sormontata da un frontone, quasi a richiamare gli antichi templi greci. La Cappella ha un impianto bizantino, ricordata dall’anno 1655 come cappella dotata di campana e fondata dalla famiglia Russo. Nel 1858 fu ampliata e dipinta e la campana fu sistemata in torretta. All’interno della Cappella non si svolgono funzioni nonostante sia consacrata

  5. Poco più avanti incrociamo una cappella intitolata a Sant’Onofrio. Infatti, per devozione del suo cappellano furono inserite due icone una raffigurante Sant’Onfrio e l’altra S. Rosalia. Solo dopo il terremoto del 1857 fu ricostruita, dotata di campana e fu posta in un’altra nicchia la statua di Sant’Emidio protettore contro i terremoti, con la dedica della Cappella anche a questo Santo. Nella toponomastica, Sant’Onofrio lo ritroviamo in due vicoli vicino alla biblioteca e in un quadro posto proprio al suo interno. Il quadro ritrae Sant’Onofrio e San Graziano di Tours, i due santi protettori di chi cerca gli oggetti smarriti. Sant’Onofrio è raffigurato nel dipinto detto La Madonna degli angeli custodito all’interno della Chiesa Madre intitolata al Santo Spirito. Esisteva anticamente nella suddetta Chiesa un altare dedicato a S. Onofrio su cui era collocato il quadro della Madonna degli Angeli (già menzionato) di Giovanni Balducci pittore fiorentino del 1500 che nel quadro dipinge anche l’antico borgo di Laino Castello. La Madonna è posta in alto con in braccio il Bambino, circondata dagli angeli e sullo sfondo il paesaggio di Laino Castello . In basso a sinistra vediamo S.Francesco, mentre la Madonna rivolge lo sguardo verso Sant’Onofrio, quest’uomo anziano con la lunga barba bianca. Egli lasciò il monastero molto giovane per dedicarsi a una realtà eremitica sull’esempio del profeta Elia. Sappiamo qualcosa della sua esistenza grazie al monaco egiziano Pafnuzio che, desideroso di conoscere la vita degli anacoreti del deserto, decise di partire. In questo viaggio incontrò Onofrio e trascorse con lui gli ultimi giorni della sua vita. Pafnuzio riportò la sua esperienza nel libro La Vita, un elogio della vita monastica cenobitica e nello stesso tempo una rappresentazione di un’esistenza, secondo lui, più perfetta, cioè la solitudine nel deserto. Il libro ebbe larga diffusione in Oriente dando l'avvio al culto di Sant'Onofrio.

  6. Percorrendo Viale Casaletto passiamo di fianco la Chiesa S. Maria del Suffragio o del Purgatorio fondata nel 1662 grazie ad offerte da parte dei fedeli e a cura della Confraternita dei Morti. Diventò luogo di sepoltura dei confratelli defunti e solo nel 1882 fu innalzato il campanile con pietre di tufo provenienti dagli scavi di S. Gada. Lungo il tragitto e tra i vicoli del paese si possono ammirare numerosi edifici nobiliari, molto interessanti dal punto di vista storico oltre che sotto l’aspetto architettonico, soprattutto per i bei portali scolpiti in pietra recanti gli stemmi delle famiglie originarie.

  7. Arrivati in piazza Navarro, possiamo ammirare la Chiesa Santo Spirito. Il conte di Lauria ne iniziò la costruzione nel 1350. Nel corso della storia è stata ingrandita ed è stata ricostruita a causa di due violenti terremoti e un’alluvione, fino ad assumere le sembianze attuali, perdendo nel tempo un po’ delle caratteristiche medievali e assumendo l’aspetto di una chiesa barocca intrisa di influenze basiliane. La Chiesa ha una facciata a capanna, sulla parte destra si può ammirare una torre campanaria medievale a base quadrata, la quale nella parte più elevata muta in base ottagonale e termina cuspidata. L’interno si presenta a tre navate a volta e quelle laterali sono arricchite da alcune cappelline. La pianta è a croce greca, con un transetto e un vasto presbiterio sormontato da una grande cupola su base ottagonale. In precedenza, la Chiesa oltre all’altare maggiore aveva altri 18 altari tra cui uno dedicato a S. Maria di Costantinopoli e un altro a Sant’Onofrio di cui già abbiamo scritto, ma l’originaria disposizione è andata distrutta dal terremoto del 1708. Attualmente all’interno possiamo osservare la cappella del Beato Pietro Paolo Navarro, illustre cittadino di Laino Borgo. Navarro partì come missionario per evangelizzare il Giappone e l'India. A causa del primo e poi del secondo editto contro le opere missionarie in Oriente fu arrestato e poi condannato al rogo il 1 Novembre del 1622. All’interno della sacrestia troviamo una pittura a tempera che raffigura al centro Sant'Elia. Il santo sorregge un libro e una spada e sulla sinistra sono raffigurati episodi della vita, si può notare ad esempio la rappresentazione della morte su un carro di fuoco. Il profeta Elia o Elias in greco è una delle figure più rilevanti dell’Antico Testamento. A un certo punto della sua vita la sua fede vacillò, per recuperare il suo credo volle tornare a Oreb, alle sorgenti della pura fede. Attraversò per quaranta giorni e quaranta notti il deserto e scalò il monte, arrivato in cima si rifugiò in una caverna nella speranza di incontrare Dio. L’esperienza che Elia fa con Dio viene definita: “voce di silenzio svuotato”, non inteso come l’assenza di rumore, ma di un silenzio approfondito che parla di ricerca, un silenzio non spontaneo ma procurato. Egli dopo la crisi e dopo la dura prova, come il vero contemplativo, esempio autentico di monaco, divenne modello per gli altri e protettore contro i fulmini e i temporali. A Sant’Elia fu dedicata anche una cappella rurale a Laino, poi, però, sconsacrata. Andando verso Via Gioia Abate imbocchiamo il sentiero del Lao Stefano Gioia, 659A. E’ un cammino che costeggia il fiume Lao fino a raggiungere l’imbocco delle bellissime gole. Il fiume Lao sorge da una delle cime più alte del massiccio del Pollino: Serra del Prete. Nasce con il nome Mercure nel versante settentrionale del monte, in Basilicata, precisamente a sud dell’abitato di Viggianello e quando entra in territorio calabro, assume il nome di Lao. Scendendo verso valle il fiume bagna il comune di Laino Borgo, Laino Castello, dopodiché il corso d’acqua s’immette in un grande canyon, attraversa il territorio del comune di Papasidero, giunge nei pressi di Orsomarso, fino a sfociare nel mar Tirreno. Innumerevoli grotte e cascate offrono effetti spettacolari e di grande bellezza, ogni tratto ha una sua particolarità, infatti, si possono fare attività differenti come rafting, torrentismo, trekking in acqua e canoa. Il fiume Lao era un’antica strada, la famosa Via del Sale. I sibaritici risalivano il fiume Crati, poi il Coscile, arrivavano al piano di Campotenese e poi scendevano attraverso la Valle del Lao ai porti dell’occidente. Anche S. Nilo percorre la stessa strada per raggiungere la valle del Laos; quindi, rappresentava un’importante via di commercio e di passaggio.

  8. Tornando indietro, verso Via Roma incontriamo la Chiesa Santa Maria La Greca o Piedi Lo Burgo. Fin dal 1562 fu Chiesa madre intitolata all’Assunta e dotata di torre campanaria. Ai primi del 1700 erano ancora visibili sulle pareti pitture con iscrizioni greche. Cessato il rito greco diventò la chiesa con il nome attuale, conservando quindi nel termine la sua bizantinità. Ora sulla parete di sinistra è raffigurato S. Vito e sulla destra S. Rocco.


Dopo la fase di grande splendore, risalente al periodo greco durato all’incirca due secoli, a causa dell’indebolimento delle colonie greche attaccate massicciamente dai Bruzi e dai Lucani, per l’evoluta e ricca città di Laino incominciò una lenta e inevitabile decadenza. Il prevalere dei Lucani, e dopo l’espansione di Roma, verso la quale i cittadini di Laino si dimostrarono sempre ostili, la zona divenne una vera e propria terra di transito. Solo verso il VI, VII secolo ci fu un nuovo elemento positivo nella zona, la valle del Lao, compreso il paese di Laino, fece parte del cosiddetto Mercurion, regione che divenne un faro di ascetismo e un polo importante per il monachesimo italo-greco. La precisa conformazione di essa è ancora dibattuta. Da angiografie sappiamo con sicurezza che si trovava ai confini della Calabria e della Longobardia. Alcuni suppongono che proprio Laino sia stato il centro, altri che sia stata la punta di un territorio a forma di trangolo. Ad ogni modo, la teoria prevalente la farebbe coincidere con l’attuale bacino idrografico del fiume Mercure, per poi forse slargarsi nell’XI secolo verso nord, così da includere la zona di Scalea, S. Nicola Arcella, Aieta, fino a Maratea. L’importanza della zona del Mercurion dipese dalla sua posizione geografica e topografica, perchè prossima al mare, con alte montagne di difficile accesso, un luogo aspro, poco popolato ma ricco di fiumi e boschi. I monaci assetati di perfezione ascetica trovarono qui un luogo di quiete e profonda solitudine e la possibilità di dedicarsi alla preghiera, allo studio e al lavoro dei campi, apportando cambiamenti e modifiche ancora oggi in uso per rendere più fertile il terreno.



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